I nuovi controlli in materia ambientale alla luce della recente normativa sulle emissioni industriali.
Fra i rischi sottovalutati in Italia, senza dubbio vi sono quelli ambientali.
La legislazione è chiara, le pene severe ma la maggior parte della aziende non prende in considerazione una copertura dedicata. Il principio “chi inquina paga” è realtà già da diversi anni grazie alla normativa sulle bonifiche e a quella sul danno ambientale, ma molte imprese non ne hanno una precisa percezione. In particolare il tema della responsabilità ambientale riguarda non sole le attività considerate comunemente a rischio inquinamento (industrie chimiche, petrolifere, metalmeccaniche o il settore rifiuti) ma gran parte delle attività industriali come le aziende alimentari, i depositi e la logistica, o le attività presso terzi (costruzioni, demolizioni, bonifiche ambientali).
Il recente D.Lgs. 46/2014 sulle emissioni industriali ha profondamente riformato la disciplina sull’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA): la più importante innovazione dal punto di vista della gestione del rischio è quella concernente l’obbligo di inserire nella domanda di AIA anche una relazione di riferimento. L’obiettivo del legislatore è il controllo periodico – in fase di esercizio e al momento della cessazione definitiva dell’attività – dello stato delle matrici ambientali rispetto alla situazione in essere al momento della messa in esercizio dell’installazione.
Si tratta di una novità importante che risponde alla necessità di unire al trasferimento del rischio per danno ambientale anche la gestione del rischio inquinamento e della crisi. Il fine è rendere consapevoli gli imprenditori dell’importanza di dotarsi di strumenti adeguati quali il Risk & Crisis Management e una polizza ambientale ad hoc. Il tutto a tutela dell’impresa dall’evento inquinamento soprattutto per uno dei suoi asset più importanti: il suolo su cui sorge.
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Ottobre 2014